Messaggio agli yogi

Care e cari insegnanti e praticanti, facendo riferimento all’editoriale della rivista online già reso disponibile per tutti sul nostro sito FIY vorrei aggiungere qualche precisazione che penso possa essere utile a tutti e in particolar modo agli insegnanti che hanno responsabilità nei confronti dei loro allievi specie in questo particolare momento di epidemia.
Sempre a proposito di questa epidemia che tende ad allargarsi dobbiamo ricordare che già secoli fa uno dei maggiori testi di riferimento yogici lo YOGAVASISTHA afferma : “Per colui che calza un paio di scarpe, tutta la terra sarà per lui come ricoperta di soffice cuoio”; questo a proposito del poter attraversare a piedi nudi una terra piena di spine: piuttosto che ricoprirla di cuoio molto più efficace indossare un paio di scarpe. A significare che se siamo adeguatamente preparati possiamo più efficacemente affrontare le varie “spine” che inevitabilmente la vita ci riserva comprese le aggressioni virali come quella presente. Ricordiamo che uno dei significati della parola yoga è sannahana che significa “armatura” cioè la capacità affrontare ben equipaggiati la battaglia della vita. Il sistema che piu’ particolarmente è deputato a difenderci contro gli attacchi esterni ma come vedremo anche interni è quello immunitario.
È vero che la pratica dello yoga agisce come un meraviglioso riequilibrante di tutte le funzioni organiche e psichiche ma più in concreto e sinteticamente per agire sul sistema immunitario possiamo agire specificatamente su aree corporee contenenti due importanti ghiandole parte del sistema endocrino: il timo (la cui importanza forse è sottostimata) e le ghiandole surrenali;
Come e cosa praticare per tonificarle e quindi potenziare i meccanismi di difesa contro le aggressioni come quelle virali ? Tutti gli asana che compongono la classica serie rishikesh sono utili al proposito ma due sono particolarmente significative: sarvangasana e viparita karani mudra (che non fa parte della serie classica essendo un mudra) con le loro varianti.
Il meccanismo di azione è facilmente comprensibile e si basa sul creare una maggiore pressione, e quindi tonificazione, delle aree specifiche utilizzando la forza di gravità – azione meccanica – e produrre una maggiore apporto di sangue (sempre utilizzando il principio di Pascal che governa il comportamento dei fluidi) – azione idraulica –. Se a ciò si aggiunge una respirazione lenta e profonda il sangue giunge più ossigenato al timo tonificandolo. A questo si può aggiungere la concentrazione sul punto di contatto tra il mento e lo sterno – dietro il quale sta il timo –: questo veicola una maggiore quantità di energia secondo la classica legge yogica: “la dove va il pensiero là si dirige il prana”. L’azione sul piano energetico viene ulteriormente accresciuta creando una modulazione pressoria respiratoria con l‘applicazione di ujjayi, restringendo quindi la glottide, per favorire il controllo dell’aria inspirata ed espirata creando cosi pressioni positive e negative alternate a livello polmonare favorendo un migliore scambio di ossigeno ed cessione di anidride carbonica tra la superficie alveolare polmonare e sangue e una maggiore concentrazione nell’area della gola (entrambe tiroide e timo fanno parte del sistema endocrino ed un azione positiva su un di esse influenza beneficamente tutto il sistema).
Altre respirazioni e pranayama possono ovviamente essere utilizzati allo scopo; questi citati sono comunque già indicativi per un’azione di tonificazione del timo. Con Viparita karani l’azione è più diretta alle ghiandole surrenali; una stimolazione meccanica con aumento della pressione specifica – creata dalla particolare disposizione dei pollici ed indici e dall’anteroversione del bacino – nell’area renale creando un maggior afflusso di sangue nell’area renale che stimola le surrenali a loro volta responsabili dell’attivazione dei meccanismi di difesa naturali che spesso sono deficitari a causa di una continua morbida eccitazione delle stesse causata dei numerosi stress a cui siamo sottoposti con progressivo esaurimento e relativa perdita di capacità dei meccanismi difensivi. Viparita può essere eseguita anche in forme attenuate per adattarsi alle possibilità individuali (ad esempio in variante di sethu bandhasana). Per la legge yogica sopracitata, sulla corrispondenza pensiero-prana, gli effetti positivi della pratica si estendono dal piano fisico a quello energetico che può essere ulteriormente potenziato con l utilizzo di circuiti pranici specifici per mezzo dei quali il prana viene diretto più specificatamente su determinate aree od organi.
Quindi una possibile sequenza può essere la serie Rishikesh con particolare enfasi agli asana, respirazioni e controllo del prana sopracitati. È compito di ogni insegnante “adattare” intelligentemente la sequenza alla preparazione del propri allievi senza dimenticare che gli effetti salutisti e “terapeutici” più completi si ottengono applicando norme e regole che vanno dall’alimentazione al controllo dei pensieri ai comportamenti. La saggia esortazione dello “stare a casa” si traspone in senso yogico sullo stare nella “casa interiore“ dove si possono osservare e poi gestire i pensieri dai quali dipende in buona parte la salute.
Vale la pena ricordare che le pratiche yogiche debbono ottemperare ai dettami che Patanjali enumera a proposito degli asana (Cap. 2, ver. 46). La posizione deve essere comoda e stabile.
Queste brevi e sintetiche riflessioni e suggerimenti riguardano principalmente l’aspetto fisico, annamayakosha, ed energetico, pranamayakosha, ma per un azione “difensiva“ ancor più efficace si può intervenire sul piano specificatamente mentale, manomayakosha che, data la sua complessità ed importanza sarà oggetto, insieme al rilassamento, di prossime riflessioni.

Intanto buona pratica!
Eros Selvanizza